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Se durante la sua prolifica attività Enrico Baj ha costantemente alternato la scrittura con la creazione artistica, pubblicando una nutrita serie di libri nei quali intendeva "esprimere quasi filogeneticamente i convincimenti e le illuminazioni nate assieme alle opere", "Ecologia dell'arte" costituisce una brillante testimonianza di questo scambio tra scrittura e pittura. Esempio raro nel suo genere, perfino nell'ambito dei dizionari artistici più alternativi, questo scritto di Baj, che prende spunto dal volume di Gregory Bateson, "Verso un'ecologia della mente", sottolinea, fin dalle prime pagine, un dato fondamentale: che "il degrado ambientale", di cui siamo vittime e artefici, nasce da un "inquinamento che è mentale, prima ancora che territoriale". Sul filo di questo assunto, che estende alla situazione artistico-culturale del nostro tempo, l'autore intesse una moltitudine di informazioni sul mondo dell'arte sconfinando nei settori più vari della conoscenza e prendendo a bersaglio, con polemica ironia, gli orizzonti artistici nei quali si rispecchiano l'inquinamento culturale e la "Sistematica distruzione tecnologica dell'ambiente".